La prima volta che entrai al Tempietto Longobardo, mi sentii subito avvolgere da un’atmosfera sublime, calda, una sensazione di appartenenza ad un luogo carico di storia di cui anch’ io, essendo nata e cresciuta a Cividale, ne facevo parte.
Il piccolo edificio sacro, considerato una tra le espressioni più complesse e complete dell’alto medioevo in Italia, si presenta come uno scrigno di bellezze artistiche e architettoniche, dove è difficile appena entrati scegliere un punto su cui soffermare lo sguardo.
Esso sorge dove un tempo si trovava la Cappella Palatina, all’interno della residenza del rappresentante del Re Longobardo, la cosiddetta “Gastaldaga”; sorto verso la metà del VIII secolo, divenne presto un oratorio monastico.
Nello spazio interno al Tempietto si succedono, un’aula quadrata con volta a crociera ed un presbiterio a tre navate con volte a botte, una triforo delimita i due ambienti.
I materiali utilizzati provengono da altri edifici più antichi, come mensole e architravi del presbiterio e colonne, pilastri ed elementi di epoca bizantina della recinzione che separa il presbiterio dall’aula, tutto in marmo greco, basi e capitelli sono invece di epoca altomedievale.
Gli affreschi che ritroviamo all’interno, rappresentano per lo più figure sacre e sono considerate una delle migliori espressioni pittoriche dell’ VIII secolo, opera di artisti legati alla pittura greco-bizantina. Di straordinaria finezza sono le decorazioni a stucco il cui repertorio iconografico e la resa naturalistica e plastica si rifanno all’arte paleocristiana e bizantina. Si ritrovano nel lavoro ornamentale costituito da una fascia decorata da un motivo di tralcio a spirale che gira attorno all’arcone del portale sulla parete ovest, e nella parte superiore di questa, i grappoli e le foglie creano un bellissimo effetto di chiaro scuro che contribuisce ad amplificare la tridimensionalità del decoro. Sempre lavorati a stucco, sei esili figure femminili, due in abiti monacali leggermente di tre quarti in atto di devozione e quattro con abiti regali e collane gemmate in posizione frontale, sono illuminati dalla luce che proviene da una piccola finestra.
A decorare l’aula centrale ci sono gli stalli lignei del coro (ad oggi li trovate in fase di restauro nella Chiesa di San Giovanni Battista e sono visibili prima di entrare al Tempietto) risalente al 1384 è considerato uno dei più preziosi arredi liturgici medievali. Esso serviva alle monache per pregare nei vari momenti della giornata. I diversi stalli che lo compongono (32 in tutto), sono decorati con figure di animali fantastici e non e motivi foglianti. Le sedute delle novizie sono decorate molto più semplicemente, mentre il seggio del Reggente e della Badessa sono contrassegnati dall’immagine dell’unicorno, simbolo di purezza. Una curiosità sta nella scelta del legno per le sedute delle monache, fatte di pioppo che isolava ed era più caldo al tatto, questo per mantenere il loro corpo caldo nei mesi invernali nei momenti di preghiera, mentre il coro era costruito con legni di castagno e noce molto più resistente.
Nell’area presbiteriale tre piccole navate sono sovrastate da voltini a botte, sostenute da una coppia di colonne con capitelli d’imitazione corinzia, gli affreschi delle volte rappresentano i Santi Pietro e Paolo, l’ Arcangelo Gabriele, la Vergine e un frammento della Natività di Gesù. I colori accesi e la finezza nell’esecuzione ci danno un’idea della carica cromatica che doveva avere il Tempietto al tempo del suo massimo splendore.