Adoro camminare, ed i miei 10 Km sono diventati una costante quasi quotidiana; in queste lunghe camminate tra i prati,
il mio sguardo si imbatte in oasi di erbe aromatiche che mi riportano alla memoria le giornate passate con mia nonna a raccogliere Sclopit, Tarassaco, Erba cipollina e Finocchietto selvatico per prepararci poi una deliziosa frittata con le erbe appena raccolte.
Odori, aromi, profumi e sapori non sono soltanto un supporto per la preparazione dei cibi, ma anche un’ evocazione che suscita ricordi e diviene cibo per l’anima. L’aroma e la memoria sono strettamente legati e un odore può improvvisamente evocare un momento dimenticato da lungo tempo.
Nella storia le abitudini alimentari e le tecniche di trasformazione degli alimenti sono andate incontro a notevoli evoluzioni, ma la raccolta di piante spontanee alimentari è sempre stata un elemento comune e presente in tutte le epoche e aree geografiche.
Nella cucina medievale le spezie erano indispensabili, nonostante fossero costossisime in quanto consistevano di cortecce, radici, fiori, semi, frutti e bacche derivate da piante aromatiche provenienti dall’oriente e dai paesi tropicali. Dalla fine del quattrocento in cucina si assiste ad una rivoluzione dell’uso delle spezie, sostituite dalle erbe aromatiche locali,che se ben usate, esaltano i sapori e hanno la capacità di rendere raffinati i piatti.
Il maestro Martino da Como, cuoco del Patriarca di Aquileia, utilizzava in molte ricette il succo di erbe, ottenuto sminuzzando prezzemolo, menta, maggiorana, borraggine e salvia; le erbe compaiono in tutte le sue ricette che esse siano salate o dolci.
In cucina, le erbe aromatiche vanno preferibilmente utilizzate fresche e quelle più delicate vanno aggiunte ai cibi all’ultimo momento. Il sapore di un’erba cambia a seconda che sia cotta con la pietanza o utilizzata cruda; a crudo mantiene viva la propria caratteristica di sapore, cotta si amalgama con il sapore del cibo e rende omogeneo il gusto del piatto, in ogni caso l’erba deve diventare un ingrediente insostituibile della ricetta.
Nella cucina friulana, il piatto che rappresente meglio l’uso di erbe spontanee, è la Frittata.
In una padella (Farsora in lingua friulana), le erbe e le uova leggermente sbattute assieme si mescolano finché si rapprendono. Il segreto per una Frittata alta, non è la quantità di uova, ma la padella che deve essere piccola e con i bordi alti, in questo modo all’interno resta soffice, mentre all’esterno forma una crosticina.
Le erbe che utilizzeremo per la nostra Frittata sono quelle citate prima, e sono quelle che facilmente si trovano nei nostri campi.
Ingredienti: 4 uova, tarassaco, sclopit, finocchio selvatico, erba cipollina, sale e pepe q.b.
Rompete le uova in una ciotola ed unite il sale, il pepe e le erbe aromatiche tagliate grossolanamente. In una padella scaldate un po’ d’olio e versate il composto, quando da un lato la frittata è cotta, con l’aiuto di un piatto la girate e la fate cuocere dall’altro lato. Direi che in tutto non ci vogliono più di 10 minuti. Ora non vi resta che gustarla, e come sempre nei nostri piatti, abbiniamo un buon vino dei Colli Orientali.